ARGON: IL VIDEO
(PER IL TRENTACINQUESIMO DELLA SCOMPARSA DI PRIMO LEVI: 11 aprile 1987-2022)
Il videoclip stato è girato presso il Castello di Perno, nelle Langhe, in Piemonte, dove Primo Levi soggiornò più volte, ospite del suo editore Einaudi, allora proprietario del Castello. Einaudi ne aveva fatto quasi la seconda sede per la casa editrice: nella sala principale è ancora oggi presente un tavolo ovale gemello in via Biancamano, a Torino. Primo Levi frequentò il Castello proprio nel periodo della scrittura del racconto Argon: qui scrisse, qui si ritirò a pensare.
Levi, pochi lo sanno, aveva l’abitudine di creare sculture di animali e figure immaginarie con il filo di rame, prodotto di scarto dell’industria chimica presso la quale aveva lavorato. Ne parla anche lo scrittore americano Philip Roth nella sua famosa intervista/dialogo con Levi. Gazich evoca tra le sue mani, quelle sculture, quel lavoro ancora più segreto e totalmente gratuito del grande scrittore: antitesi giocosa e serissima insieme al “lavoro che rende liberi” (Arbeit macht frei) dei campi di sterminio, lavoro pubblico, obbligatorio e drammaticamente ostentato.
“vita” חי
Il video è tutto un salire le scale del Castello, accompagnati dalle voce bardica di Gazich, dalla chitarra di Marco Lamberti, dai melismi orientaleggianti della cantante armena Rita Tekeyan e dal bouzouki di Giorgio Cordini, che ancora ad oriente, nel Mediterraneo.
La presenza di Giorgio è preziosa: Cordini suonò bouzouki e chitarra al fianco di Fabrizio De André dal 1990 alla morte del grande cantautore. Anzi: insegnò a De André stesso a suonare il bouzouki, come ha raccontato più volte. La partecipazione al video, inoltre, suggella un’amicizia artistica con Michele Gazich di più di vent’anni.
L’ascensione lungo le scale del Castello si fa alla fine estasi mistica e sensuale all’ingresso della voce di Rita Tekeyan, che salmòdia un canto ebraico della tradizione piemontese, preziosa reliquia vivente e risonante, incastonata a compimento della composizione di Gazich. Il canto è un’invocazione alla libertà da parte di chi è prigioniero.
Primo Levi, quando risiedeva al Castello, desiderava sempre andare a dormire nella camera all’ultimo piano, quella con il lucernario, perché voleva sempre vedere il cielo, per non sentirsi chiuso, prigioniero. Quel cielo sopra il Castello, dove, nel nostro video, si staglia la parola ebraica “vita” חי.
La possibilità di girare il video e di essere ospitati presso il Castello di Perno si deve alla attenta generosità dell’attuale proprietario, Gregorio Gitti, ormai da anni impegnato nella riattivazione culturale del Castello, ora anche sede di mostre, convegni e concerti.