L’Argon, (dal greco ἀργός –όν, cioè “refrattario all’azione, pigro”) è un elemento chimico della
tavola periodica: ha come simbolo Ar e come numero atomico 18. L’Argon, insieme all’Elio, al
Neon, al Krypton, allo Xenon e al Radon, fa parte del gruppo dei gas nobili, nobili perché hanno
la caratteristica di non combinarsi o combinarsi a fatica con gli altri elementi. Un tempo
veniva anche detto, suggestivamente ed evocativamente, inerte e raro.
Argon è, inoltre, il titolo del primo racconto de Il sistema periodico (1975) di Primo Levi:
autobiografia attraverso i 21 elementi della tavola periodica, che diventano spunto per brevi
narrazioni autobiografiche. Levi, oltre che scrittore, fu chimico. Nel racconto Argon, Levi
descrive i suoi antenati ebrei piemontesi, che vivevano, in un atteggiamento di dignitosa
astensione, a margine della società per forza, ma anche anche per scelta.
Lavoro in segreto: dal “lavoro che rende liberi” (Arbeit macht frei) dei campi di sterminio, lavoro
pubblico, obbligatorio e drammaticamente ostentato, al “lavoro in segreto” del chimico,
dello scrittore, dell’artista. Se si escludono rari casi felici ed eclatanti, il lavoro dell’artista
è lavoro segreto e negletto dalla società, perché è apparentemente inutile. Esso è invece
fondamentale per la sopravvivenza del mondo, come l’altrettanto segreto lavoro delle api e
dei lombrichi, sottoterra o nell’alto dei cieli. L’artista può essere ucciso, segregato, messo
a margine, ma non sarà mai marginale. Il filo azzurro: è il filo presente nel tallèd o tallit (in
ebraico תילט ), anche definito scialle di preghiera, l’indumento rituale ebraico. E Dio disse a
Mosè: di’ ai figli di Israele di farsi per tutte le generazioni delle frange agli angoli dei loro vestiti
e nelle frange vi sia un filo di tessuto azzurro. (Numeri 15:37-39); il passo è parte anche dello
Shemà, che è una delle più importanti preghiere ebraiche. Nei campi di sterminio il tallit
veniva fatto a pezzi e utilizzato per realizzare stracci e mutande.
La preghiera che conclude la composizione era in uso nella comunità ebraica piemontese,
come testimoniato da Musiche della tradizione ebraica in Piemonte – Le registrazioni di Leo
Levi (1954) a cura di Franco Segre, aEM Archivi di Etnomusicologia dell’Accademia Nazionale
di Santa Cecilia, squi[Libri], Roma 2015. È originariamente un componimento poetico di
Shelomò Ibn Ghevirol (Malaga 1020 – Valencia 1058), poeta, teologo e filosofo spagnolo. Il suo
nome romanzo è “Avicebron”.
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Il Vittoriale Brucia (Live dall'Auditorium del Vittoriale)
28 novembre 2021